Cosa può fare un cittadino in prima persona

Ogni persona può fare molto per aiutare questi bellissimi e importantissimi animali a sopravvivere nel nostro territorio. Non solo si può fare il volontario nelle operazioni organizzate dal WWF ma è anche possibile agire direttamente in prima persona.
Ecco alcuni consigli:
1) Prestare attenzione mentre si è alla guida cercando di non investire gli Anfibi (e le altre specie animali). Quando si avvistano gli Anfibi (molto spesso si tratta di Rospi che sono più evidenti date le dimensioni) si può anche fermarsi e spostarli delicatamente a mano a lato della strada (tanto non sputano veleno e non sono urticanti!). L’operazione è particolarmente facile perché, a differenza delle rane, i Rospi non saltano.
2) Se per raggiungere una data destinazione si conoscono strade alternative a quelle dove transitano gli Anfibi, queste vanno sempre scelte durante i periodi delle migrazioni.
3) Segnalare al WWF i tratti di strada a maggior rischio, allegando dove possibile documentazione fotografica e cartografica del luogo.
4) Evitare di manomettere le raccolte d’acqua utili alla riproduzione degli Anfibi. In particolare in primavera quando gli Anfibi giungono in questi habitat per riprodursi è importante non modificare questi ambienti in alcun modo (anche ‘semplicemente’ asportando la vegetazione acquatica). Essi li hanno scelto come luoghi idonei per la riproduzione e questa loro scelta merita rispetto.
5) Non immettere mai i pesci (qualunque specie è dannosa) nelle zone umide (pozze, vasche-lavatoi, stagni, laghetti, laghi, etc.).
6) Qualora vi sia la necessità in campagna di recingere una raccolta d’acqua che è (o potrebbe essere) utilizzata dagli Anfibi come ambiente riproduttivo si deve procedere in modo che la rete non venga mai disposta con la parte inferiore interrata ma al contrario permanga sempre uno spazio libero pari ad un’altezza di almeno 10-12 cm dal suolo per permettere il passaggio degli individui. Inoltre è preferibile sempre l’uso di reti a maglie larghe (tipo ‘da ovini’) perché le comuni reti a maglie rombiche o simili sono capaci di intrappolare gli individui tipo ‘laccio’.
7) Chi vive in campagna e dispone di un terreno può fare anche di più costruendo una nuova pozza per gli Anfibi. Il luogo deve essere sempre sufficientemente lontano (minimo 500 m) dalle strade aperte al traffico, anche quando sterrate. Si tratta di scavare anche solo un piccolo invaso (misure minime 5 x 5 metri, con profondità massima al centro di 1 metro e con sponde dolcemente degradanti). Bisogna preoccuparsi sempre che la raccolta d’acqua sia alimentata naturalmente da un vena d’acqua locale (sono assolutamente da evitare i sistemi artificiali) e che questa sia sufficiente a mantenerla allagata fino almeno al mese di giugno. Se poi con l’arrivo del periodo siccitoso l’acqua viene a mancare non vi è alcun problema perché gli Anfibi hanno già compiuto il loro ciclo riproduttivo e i neometamorfosati sono già usciti dall’acqua. Inoltre le condizioni di habitat ad allagamento stagionale sono certamente da preferire rispetto agli ambienti acquatici perenni perché ospitano una comunità biologica più consona alle esigenze degli Anfibi, come di molte altre specie faunistiche. Le nuove raccolte d’acqua (anche quelle ad allagamento stagionale tipiche dei nostri climi) se lasciate alla spontanea evoluzione e gestite in modo naturale avranno anche un notevole effetto paesaggistico. Le caratteristiche di questi nuovi piccoli ambienti acquatici non devono essere per nessun motivo ‘forzate’ attraverso immissioni di specie animali o vegetali anche autoctone: nei mesi che seguiranno alla sua costruzione, la piccola zona umida procederà con il proprio lento processo naturale di evoluzione. Nel giro di 1, 2 o 3 anni, se adatta, la raccolta di acqua verrà colonizzata spontaneamente dagli Anfibi, così come dalla vegetazione acquatica e da molte altre specie faunistiche provenienti dai dintorni. Si ricorda anche che prelevare individui adulti, uova o girini da altri ambienti per immetterli in un altro luogo, anche se realizzato per loro, è una pratica non corretta dal punto di vista scientifico e vietata dalla Legge Regionale Toscana 56/2000.

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