Perché proteggerli

Il mondo scientifico considera gli Anfibi i Vertebrati a maggior rischio di estinzione in tutto il mondo. Quasi ovunque negli ultimi decenni si è registrata una loro drastica diminuzione, dovuta direttamente o indirettamente alle attività dell'uomo. Queste specie infatti, date le piccole dimensioni e le limitate capacità di movimento, vengono coinvolte da qualsiasi tipo di trasformazione che interessi il territorio a livello sia di habitat acquatico (aree di riproduzione e di sviluppo larvale) che terrestre (aree di alimentazione, siti di rifugio per le fasi di svernamento o estivazione).
Inoltre i movimenti migratori di massa che molte specie sono solite compiere periodicamente per raggiungere gli habitat suddetti sono sempre più spesso ostacolati o completamente impediti da barriere artificiali di impossibile superamento come strade, canali, muri, recinzioni interrate, etc.
La non conoscenza di questi animali e del loro fondamentale ruolo ecologico ha poi spesso determinato nell'uomo un ingiustificato senso di repulsione. Sono nate così sciocche dicerie, tutte completamente prive di fondamento, fra cui ad esempio quella che il Rospo 'sputi veleno'.
Niente di più falso!
La presenza degli Anfibi sul territorio è in realtà determinante per il mantenimento dell'equilibrio ecologico e inoltre ci indica che esso non ha subito gravi sovvertimenti nel recente passato (ruolo di 'bioindicatori' della qualità ambientale). Essi dovrebbero poi anche risultare particolarmente simpatici in quanto grandi divoratori di piccoli animali considerati fastidiosi per l'uomo (fra i quali le zanzare) o non graditi per gli effetti sulle colture.
Le cause più profonde di questa diffidenza possono essere attribuite sia all'ignoranza sia a quel sentimento sciocco di presunta 'superiorità dell'uomo' su tutti gli altri esseri viventi che impedisce di vedere la realtà delle cose: in natura ogni specie ha il suo proprio e indispensabile ruolo nell'ecosistema generale, di cui peraltro anche l'uomo stesso è parte. Il vecchio modo di pensare sta fortunatamente scomparendo ma è ancora vivo in alcune persone che per ignoranza si ostinano a definire un animale bello o brutto, utile o dannoso, interessante o insignificante, simpatico o antipatico. In realtà tutti questi concetti non hanno alcun senso in natura dove tutti gli esseri viventi (uomo compreso) sono il frutto di un processo evolutivo sempre in continuo movimento e dove l'aspetto esteriore di ciascuno non risponde certo a criteri 'estetici' ma soltanto funzionali ed adattativi alle diverse condizioni di vita. Stante quanto detto sopra, è però utile spendere qualche parola in più sul concetto di 'brutto'. È interessante domandarsi infatti come sia possibile definire 'brutto' un Anfibio, come ad esempio un Rospo, e chiedersi se questa idea, secondo i criteri estetici della società umana, possa essere reale o se si tratti soltanto di una forzatura di tipo culturale. Il Rospo infatti ha in sé i classici caratteri 'infantili' tipicamente sproporzionati, come ad esempio la testa grossa con gli occhi grandi (peraltro dal meraviglioso color rame), che sono presenti in tutti i cuccioli (anche nei neonati dell'uomo) e che automaticamente ci destano simpatia e voglia di tenerezza. Del resto molti di questi caratteri sono ormai standardizzati da molto tempo e sono utilizzati in tutte le campagne pubblicitarie e in tutti i disegni animati dove la maggioranza dei personaggi buoni e simpatici ha proprio sempre queste fattezze mentre quelli meno buoni e un po' infidi hanno i caratteri opposti. Non è dunque una semplice questione di gusti e appare addirittura ridicolo che molte persone non siano disposte a cogliere questi segni evidenti di simpatia e si ostinino a definire 'brutto' un rospo anche se questo non lo è affatto nel nostro inconscio. Questa piccola digressione è utile per far capire quanta strada occorra ancora fare contro simili pregiudizi (spesso dovuti anche a dettami o credenze di tipo religioso) per poter giungere tutti ad una visione equilibrata e reale del mondo che ci circonda e del quale facciamo intimamente parte.