Oasi WWF Area Erpetologica Protetta Val di Rose fase II

(inizio lavori: 2013)
Durante gli anni che seguirono fu deciso, per iniziativa congiunta dell’Ufficio Tecnico dell’Università e del WWF, di progettare un intervento conclusivo che prevedesse il ripristino di tutta l’area circostante mediante la creazione di nuovi habitat umidi sia a carattere permanente che stagionale. La possibilità di realizzazione di questo progetto nacque in relazione alla necessità di costruire una cassa di espansione idraulica a servizio del Polo Scientifico Universitario. L’opera doveva avere dunque una doppia valenza: soddisfare le necessità di compensazione del rischio idraulico e, contemporaneamente, dare vita a vari tipi di zone palustri.
La redazione del progetto fu conclusa nel 2006.
Nel 2013 fu dato avvio alle fasi di realizzazione dell’opera che terminarono nel mese di novembre dello stesso anno.
Fu così creato un nuovo grande bacino lacustre di circa 5 ettari di superficie (quest'ultimo, date le dimensioni, specificamente progettato anche per la sosta dell'avifauna migratrice), comprendente al suo interno zone caratterizzate da differenti profondità oltre a vari tipi di isole e isolotti. Su questo nuovo invaso si affacciano due osservatori, costruiti in modo che il pubblico in visita non possa disturbare le specie ornitiche presenti. Nelle porzioni poste più a ovest e a nord dell’area furono costruiti alcuni prati umidi ad allagamento stagionale e altri acquitrini dedicati agli Anfibi. Piccole formazioni 'a macchia' e numerose siepi furono poi piantate tutto intorno come aree di rifugio e alimentazione della fauna.
Fra le scelte progettuali spicca, nelle zone poste più a nord dove è stato trasferito e depositato il terreno di risulta proveniente dallo scavo del nuovo lago, la creazione di ‘acquitrini pensili’ grazie alla realizzazione di vasti terrapieni di modesta altezza, concavi al loro interno in modo da raccogliere e mantenere stagionalmente le acque piovane e quindi formare zone umide e prati umidi di grande interesse sia faunistico che paesaggistico. Questo tipo di scelta si presenta innovativa non solo per gli scopi sopra ricordati ma anche perché si pone in netto contrasto alla usuale pratica di accumulare terreno a formare bastioni o colline (erroneamente denominate molto spesso ‘dune’, termine geologicamente riferibile solo ad accumuli di sabbia e non di terreno di altro tipo) che si configurano sempre come una forte alterazione dell’aspetto delle pianure proprio in quanto si ergono in modo innaturale rispetto alla linea del piano di campagna.   
Sul lato nord dell'area, nei pressi del piede della recinzione di confine, è stata posta in opera una barriera antiattraversamento per fauna minore costituita da appositi manufatti prefabbricati in calcestruzzo polimerico. Questa serve per evitare che gli Anfibi sconfinino verso gli edifici del Polo Universitario, esponendosi così al rischio di essere investiti dalle auto. Questo manufatto ha sostituito una barriera antiattraversamento di tipo temporaneo che era già stata provvisoriamente predisposta durante l’intervento del 1996 (e in parte restaurata nel 2000).  
Un nuovo lungo percorso per le visite guidate permette di osservare sia il ’nucleo storico’ dell’Oasi creato nel 1996 sia tutta l’ampia zona di recente realizzazione.